Premessa: trattasi di una versione romanzata di avvenimenti realmente
successi. I nomi dei protagonisti sono stati leggermente
modificati per evitare di citare direttamente gli interessati alle
vicende. Ci tengo a sottolineare che gli eventi narrati non andarono mai
in
maniera molto diversa da quanto ho riportato.
Il link ai capitoli precedenti di questa burla li trovate qua sotto:
1. La Nascita di Vomit
Il link ai capitoli precedenti di questa burla li trovate qua sotto:
1. La Nascita di Vomit
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Al
Circolo Ricreativo Adolescenti Lesi era tradizione consolidata fra i
ragazzi inventare periodicamente giochi che, a seconda del loro fascino,
potevano finire col diventare dei grandi classici oppure cadere
gradatamente nel dimenticatoio. Questi intrattenimenti ludici avevano
quasi sempre tre caratteristiche che li accumunavano tra loro: primo,
dovevano comprendere l’impiego di un pallone, o comunque di un qualche
oggetto di forma sferica (o quasi) che potesse essere lanciato,
calciato, scaraventato contro altre persone, bucato, nascosto, colpito o
inghiottito; secondo, dovevano prevedere un buon livello di sforzo
fisico e/o di violenza; terzo, dovevano permettere perculate a non
finire per chi usciva sconfitto. Volendo c’era anche una quarta regola
di base e cioè che era severamente proibito l’utilizzo di intelligenza e
buonsenso durante lo svolgimento dei giochi; in realtà però non era
affatto necessario esplicitare questa direttiva perchè tutti i
partecipanti già la seguivano istintivamente, guidati da una
irragionevole e quanto mai distruttiva indole che porta ogni situazione
all’eccesso.
Forse
vi sarà sfuggita la mancanza di una caratteristica che chiunque darebbe
per scontata come comune denominatore in un confronto fra giochi, ossia
la presenza di un regolamento. Beh, non è un errore di chi scrive,
sappiatelo. Semplicemente alcune creazioni delle menti malate del
Circolo non prevedevano alcuna regola o comunque non un insieme di norme
chiare e definitive che potessero portare da qualche parte. Per questa
ragione certe volte mancava addirittura una linea guida per definire un
vincitore ed un gioco terminava solo quando i partecipanti erano stanchi
e logori, sia mentalmente che fisicamente, e crollavano sfiniti dalla
competizione.
L’esempio massimo di questa filosofia di giochi era lo Spaccaossa.
Prima
di proseguire, va fatta un importante precisazione poichè Spaccaossa
all’interno del Circolo rappresentava un curioso caso di omonimia fra il
nome di un gioco (quello di cui appunto andremo a parlare) ed il
soprannome di una persona (di cui spiegherò le origini più avanti).
Quindi prestate attenzione a quando userò la parola in questione, perchè
si rischia di fare una gran confusione.
Ma torniamo allo Spaccaossa (gioco).
Volendolo
racchiudere tutto in un unica parola per descriverlo nella maniera più
sintetica ed allo stesso completa possibile, la più adatta secondo me
sarebbe “carnaio”.
Si
giocava generalmente in poche persone, quattro o cinque era il numero
ideale, anche se non mancano le eccezioni con partecipazioni di oltre
otto persone. Era una sfida tutti contro tutti, anche se il regolamento
(quasi totalmente assente a dir la verità) non proibiva alleanze fra i
concorrenti, che il più delle volte si concludevano comunque con
tradimenti e voltagabbana improvvisivi, nel pieno stile goliardico del
gioco. Si utilizzavano esclusivamente i piedi per calciare una palla
(esattamente come nel calcio) e lo “scopo” (se proprio vogliamo trovarne
uno) era quello di tenere il possesso del pallone il più a lungo
possibile con finte, dribbling, spallate, sputi, insulti, insomma con
ogni possibile mezzo lecito e non. Lo scopo del resto della marmaglia
era quello ovviamente di rubare il pallone, senza lesinare su pestoni,
calci alle caviglie, scivolate a gamba tesa, sgambetti, spinte,
gomitate, ecc ecc.
Era
un gioco di una violenza inaudita, un insulto alle basilari norme di
comportamento civile e sportivo, ma anche un passatempo divertentissimo
per scaricare stress ed energia in eccesso.
L’avvio
di una partita poteva essere lanciato da una serie di possibilità
infinite ma quella preferita dal Circolo era sicuramente quella generata
dal connubbio Sinsigön-Stisüs (traducibile come Stuzzicatore-Stizzoso).
Lo schema comportamentale era metodico e praticamente infallibile. Il
Sinsigön provvedeva a stuzzicare un soggetto predisposto a facili scatti
d’orgoglio o ira fino a che quest’ultimo, lo Stisüs, non reagiva alle
provocazioni ingaggiando una battaglia all’ultimo sangue a Spaccaossa
con l’istigatore, anche se perlomeno per i primi minuti di gioco
l’obiettivo primario non era tanto il recupero del pallone, più che
altro si cercava di azzannare le caviglie avversarie come un mastino da
guardia per vendicarsi dell’offesa. A seguito di questa prima scintilla,
i partecipanti interessati ad aumentare l’acredine fra i due
contendenti si buttava nella mischia ed il gioco era fatto.
Il
Sinsigön solitamente stuzzicava uno Stisüs intento a prendere il sole
come una lucertola al sole, o a pomiciare su di un asciugamano con la
purchiacchia di turno ronzandogli attorno con il pallone e scavalcandolo
con piccoli pallonetti, fastidiosissimi, in grado di minare la
sopportazione dell’uomo più paziente al mondo. Qualche piccolo sfottò o
vaghi riferimenti a perculate passate erano un ottimo catalizzatore per
far indiavolare il soggetto puntato dal Sinsigön. Se poi si considera
che lo Stisüs, come dice il nome, non era mai una persona
tranquillissima, era facile far scoppiare un incendio da una semplice
scintilla.
Fra
i più grandi Sinsigön della storia dello Spaccaossa è necessario
menzionare Gobbo, mentre nella categoria opposta degli Stisüs il
principe era senza dubbio Parmigiano. Non mancavano poi soggetti ibridi,
che a volte si comportavano da istigsatori, altre volte da vittime
delle provocazioni. Anzi, il più delle volte c’era un tale turnover fra
questi soggetti che si scatenavano più partite in una giornata, ed il
sangue macchiava abbondante i verdi prati del Circolo.
Con
il passare degli anni, il numero di partecipanti allo Spaccaossa è
diminuito drasticamente. Vuoi che ogni gioco dopo un pò veniva a noia,
vuoi che qualcuno era rimasto così scottato da qualche “tocco” un pò
troppo rude, mano a mano il numero di giocatori è diminuito tanto che il
gioco sopravvive ancora al giorno d’oggi solo grazie ai due patricarchi
delle categorie precedentemente menzionate. E così capita spesso ancora
adesso di vedere due scemi rincorrersi a spron battuto su e giù per le
collinette dietro al Palaghiaccio, o puntarsi per tentare dribbling
improbabili nel mezzo del campo da calcio con un sole che potrebbe
sciogliere l’asfalto: quei due baluardi dei tempi passati, quei due
cavalieri di generazioni ormai andate ma gloriose mantengono viva la
memoria dello Spaccaossa in tutti noi, soprattutto grazie ai lividi
sulle loro gambe per i gran calci che si menano a vicenda. Noi tutti
siamo grati per questo.
Purtroppo
nel corso degli anni (anche se sarebbe più preciso dire già a pochi
giorni dalla sua invenzione), lo Spaccaossa dovette scontrarsi con le
autorità del Circolo che vedevano di malocchio un orda di adolescenti
che si muovevano imitando gli spostamenti di Taz il Diavolo della
Tazmania (o le celebri Cartoon Fight Cloud) per i giardini inglesi,
ribaldando sdraio, lanciandosi insulti vicendevolmente e abbandonando
sul campo da gioco almeno due o tre giocatori che mugolavano rantolando a
terra tenendosi con le mani il punto del corpo offeso da qualche colpo
inferto con particolare violenza (ma comunque consentito dal gioco).
Memorabile
fu la volta in cui la sfida si orientò su un praticello mordibissimo,
mai calpestato, posto appena dietro i parcheggi delle biciclette. Era
sofficissimo, nessun piede l’aveva mai percorso e l’erba era calda ed
accogliente come un piumino nella più fredda notte di inverno. Al
termine della partita di quel prato non rimaneva quasi più niente: era
stato completamente arato dall’irruenza dei giocatori che l’avevo messo
letteralmente sottosopra.
Il
giorno dopo, superando la consueta lentezza burocratica, già
capeggiavano cartelli intimidatori a bordo del prato vandalizzato: “E’
severamente proibito calpestare o giocare a pallone nelle area non
autorizzate”.
Era solo l’inizio di un estenuante lotta fra i membri del Circolo e le autorità dello stesso.
Una rara istantanea di un match di Spaccaossa |
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