giovedì 2 febbraio 2012

Racconti mai dimenticati dal CRAL (3): Spaccaossa


Premessa: trattasi di una versione romanzata di avvenimenti realmente successi. I nomi dei protagonisti sono stati leggermente modificati per evitare di citare direttamente gli interessati alle vicende. Ci tengo a sottolineare che gli eventi narrati non andarono mai in maniera molto diversa da quanto ho riportato.

Il link ai capitoli precedenti di questa burla li trovate qua sotto:
1. La Nascita di Vomit

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Al Circolo Ricreativo Adolescenti Lesi era tradizione consolidata fra i ragazzi inventare periodicamente giochi che, a seconda del loro fascino, potevano finire col diventare dei grandi classici oppure cadere gradatamente nel dimenticatoio. Questi intrattenimenti ludici avevano quasi sempre tre caratteristiche che li accumunavano tra loro: primo, dovevano comprendere l’impiego di un pallone, o comunque di un qualche oggetto di forma sferica (o quasi) che potesse essere lanciato, calciato, scaraventato contro altre persone, bucato, nascosto, colpito o inghiottito; secondo, dovevano prevedere un buon livello di sforzo fisico e/o di violenza; terzo, dovevano permettere perculate a non finire per chi usciva sconfitto. Volendo c’era anche una quarta regola di base e cioè che era severamente proibito l’utilizzo di intelligenza e buonsenso durante lo svolgimento dei giochi; in realtà però non era affatto necessario esplicitare questa direttiva perchè tutti i partecipanti già la seguivano istintivamente, guidati da una irragionevole e quanto mai distruttiva indole che porta ogni situazione all’eccesso.
Forse vi sarà sfuggita la mancanza di una caratteristica che chiunque darebbe per scontata come comune denominatore in un confronto fra giochi, ossia la presenza di un regolamento. Beh, non è un errore di chi scrive, sappiatelo. Semplicemente alcune creazioni delle menti malate del Circolo non prevedevano alcuna regola o comunque non un insieme di norme chiare e definitive che potessero portare da qualche parte. Per questa ragione certe volte mancava addirittura una linea guida per definire un vincitore ed un gioco terminava solo quando i partecipanti erano stanchi e logori, sia mentalmente che fisicamente, e crollavano sfiniti dalla competizione.
L’esempio massimo di questa filosofia di giochi era lo Spaccaossa.
Prima di proseguire, va fatta un importante precisazione poichè Spaccaossa all’interno del Circolo rappresentava un curioso caso di omonimia fra il nome di un gioco (quello di cui appunto andremo a parlare) ed il soprannome di una persona (di cui spiegherò le origini più avanti). Quindi prestate attenzione a quando userò la parola in questione, perchè si rischia di fare una gran confusione.
Ma torniamo allo Spaccaossa (gioco).
Volendolo racchiudere tutto in un unica parola per descriverlo nella maniera più sintetica ed allo stesso completa possibile, la più adatta secondo me sarebbe “carnaio”.
Si giocava generalmente in poche persone, quattro o cinque era il numero ideale, anche se non mancano le eccezioni con partecipazioni di oltre otto persone. Era una sfida tutti contro tutti, anche se il regolamento (quasi totalmente assente a dir la verità) non proibiva alleanze fra i concorrenti, che il più delle volte si concludevano comunque con tradimenti e voltagabbana improvvisivi, nel pieno stile goliardico del gioco. Si utilizzavano esclusivamente i piedi per calciare una palla (esattamente come nel calcio) e lo “scopo” (se proprio vogliamo trovarne uno) era quello di tenere il possesso del pallone il più a lungo possibile con finte, dribbling, spallate, sputi, insulti, insomma con ogni possibile mezzo lecito e non. Lo scopo del resto della marmaglia era quello ovviamente di rubare il pallone, senza lesinare su pestoni, calci alle caviglie, scivolate a gamba tesa, sgambetti, spinte, gomitate, ecc ecc.
Era un gioco di una violenza inaudita, un insulto alle basilari norme di comportamento civile e sportivo, ma anche un passatempo divertentissimo per scaricare stress ed energia in eccesso.
L’avvio di una partita poteva essere lanciato da una serie di possibilità infinite ma quella preferita dal Circolo era sicuramente quella generata dal connubbio Sinsigön-Stisüs (traducibile come Stuzzicatore-Stizzoso). Lo schema comportamentale era metodico e praticamente infallibile. Il Sinsigön provvedeva a stuzzicare un soggetto predisposto a facili scatti d’orgoglio o ira fino a che quest’ultimo, lo Stisüs, non reagiva alle provocazioni ingaggiando una battaglia all’ultimo sangue a Spaccaossa con l’istigatore, anche se perlomeno per i primi minuti di gioco l’obiettivo primario non era tanto il recupero del pallone, più che altro si cercava di azzannare le caviglie avversarie come un mastino da guardia per vendicarsi dell’offesa. A seguito di questa prima scintilla, i partecipanti interessati ad aumentare l’acredine fra i due contendenti si buttava nella mischia ed il gioco era fatto.
Il Sinsigön solitamente stuzzicava uno Stisüs intento a prendere il sole come una lucertola al sole, o a pomiciare su di un asciugamano con la purchiacchia di turno ronzandogli attorno con il pallone e scavalcandolo con piccoli pallonetti, fastidiosissimi, in grado di minare la sopportazione dell’uomo più paziente al mondo. Qualche piccolo sfottò o vaghi riferimenti a perculate passate erano un ottimo catalizzatore per far indiavolare il soggetto puntato dal Sinsigön. Se poi si considera che lo Stisüs, come dice il nome, non era mai una persona tranquillissima, era facile far scoppiare un incendio da una semplice scintilla.
Fra i più grandi Sinsigön della storia dello Spaccaossa è necessario menzionare Gobbo, mentre nella categoria opposta degli Stisüs il principe era senza dubbio Parmigiano. Non mancavano poi soggetti ibridi, che a volte si comportavano da istigsatori, altre volte da vittime delle provocazioni. Anzi, il più delle volte c’era un tale turnover fra questi soggetti che si scatenavano più partite in una giornata, ed il sangue macchiava abbondante i verdi prati del Circolo.
Con il passare degli anni, il numero di partecipanti allo Spaccaossa è diminuito drasticamente. Vuoi che ogni gioco dopo un pò veniva a noia, vuoi che qualcuno era rimasto così scottato da qualche “tocco” un pò troppo rude, mano a mano il numero di giocatori è diminuito tanto che il gioco sopravvive ancora al giorno d’oggi solo grazie ai due patricarchi delle categorie precedentemente menzionate. E così capita spesso ancora adesso di vedere due scemi rincorrersi a spron battuto su e giù per le collinette dietro al Palaghiaccio, o puntarsi per tentare dribbling improbabili nel mezzo del campo da calcio con un sole che potrebbe sciogliere l’asfalto: quei due baluardi dei tempi passati, quei due cavalieri di generazioni ormai andate ma gloriose mantengono viva la memoria dello Spaccaossa in tutti noi, soprattutto grazie ai lividi sulle loro gambe per i gran calci che si menano a vicenda. Noi tutti siamo grati per questo.
Purtroppo nel corso degli anni (anche se sarebbe più preciso dire già a pochi giorni dalla sua invenzione), lo Spaccaossa dovette scontrarsi con le autorità del Circolo che vedevano di malocchio un orda di adolescenti che si muovevano imitando gli spostamenti di Taz il Diavolo della Tazmania (o le celebri Cartoon Fight Cloud) per i giardini inglesi, ribaldando sdraio, lanciandosi insulti vicendevolmente e abbandonando sul campo da gioco almeno due o tre giocatori che mugolavano rantolando a terra tenendosi con le mani il punto del corpo offeso da qualche colpo inferto con particolare violenza (ma comunque consentito dal gioco).
Memorabile fu la volta in cui la sfida si orientò su un praticello mordibissimo, mai calpestato, posto appena dietro i parcheggi delle biciclette. Era sofficissimo, nessun piede l’aveva mai percorso e l’erba era calda ed accogliente come un piumino nella più fredda notte di inverno. Al termine della partita di quel prato non rimaneva quasi più niente: era stato completamente arato dall’irruenza dei giocatori che l’avevo messo letteralmente sottosopra.
Il giorno dopo, superando la consueta lentezza burocratica, già capeggiavano cartelli intimidatori a bordo del prato vandalizzato: “E’ severamente proibito calpestare o giocare a pallone nelle area non autorizzate”.
Era solo l’inizio di un estenuante lotta fra i membri del Circolo e le autorità dello stesso.


Una rara istantanea di un match di Spaccaossa


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